L’interrogatorio del militare Giorgio Salerno ha sollevato numerose incongruenze nel caso dell’auto incendiata della vigilessa Dalma Migliorati. L’indagine ha portato all’accusa del comandante dei vigili di Cellole, Pierluigi Casale, con cui la donna aveva una relazione. Casale, per un periodo, è stato sottoposto alla misura del braccialetto elettronico, ma il quadro probatorio a suo carico presenta diverse lacune. Uno degli aspetti più controversi riguarda l’identificazione del veicolo sospetto. Salerno ha dichiarato di aver riconosciuto una Mercedes dalla griglia anteriore e dai fari, dopo aver visionato il video numerose volte. Tuttavia, inizialmente l’auto era stata identificata attraverso il faro posteriore, dettaglio che in udienza è stato cambiato. Su richiesta della difesa, è emerso che nel filmato la griglia non era chiaramente visibile. Inoltre, nelle prime informative, Salerno non aveva mai menzionato questo particolare, aggiungendolo solo durante l’interrogatorio. Un altro elemento critico riguarda la descrizione del veicolo sospetto. Salerno ha affermato che l’auto in questione aveva riportato un danno al paraurti posteriore dopo una retromarcia. il mattino seguente, però, intorno alle 10, la stazione dei carabinieri di Lauro ha confermato che l’auto di Casale non presentava alcun danno, mettendo ulteriormente in dubbio la ricostruzione dell’accusa. La mancata acquisizione di immagini di sorveglianza che avrebbero potuto chiarire la dinamica dell’evento, rappresenta un ulteriore punto debole dell’indagine. La difesa ha sottolineato l’esistenza di una telecamera sulla SS 3BIS, che avrebbe potuto riprendere il passaggio del veicolo sospetto, ma non è stata acquisita. Inoltre, non risultano accertamenti sulla localizzazione GPS dell’auto dei carabinieri che ha fermato Casale, un elemento che avrebbe potuto chiarire con esattezza il luogo e l’orario del fermo. Alla domanda su eventuali verifiche, Salerno ha risposto con un secco “no”. Anche la gestione dell’auto incendiata solleva perplessità, il veicolo non è mai stato sequestrato, impedendo analisi tecniche approfondite per determinare le cause dell’incendio e l’eventuale utilizzo di liquidi acceleranti. Durante l’udienza, il video esaminato in aula dal giudice, dal testimone e dal pubblico ministero ha mostrato un bagliore, ma la sua origine resta incerta. Salerno ha ipotizzato che potesse trattarsi di fiamme, ma non ha fornito certezze. Anzi, alla fine ha sostenuto che nel filmato mancherebbe un pezzo, costringendo il giudice a ribadire che quello era l’unico video agli atti. Ulteriori dubbi sono emersi dalla testimonianza del carabiniere Sforza, che durante la sua deposizione ha confermato che la vigilessa era già stata vittima di atti vandalici alla sua auto e, per questo motivo, aveva deciso di acquistare delle telecamere di sicurezza. Un dettaglio rilevante, che solleva interrogativi sulle indagini, è se esistono registrazioni, perché non sono state acquisite per chiarire la dinamica degli eventi? Inoltre, Sforza ha precisato che le divise e le magliette con la scritta “carabinieri” non sono di libera vendita, dettaglio che potrebbe essere stato sollevato per fare riferimento a una foto in cui Dalma Migliorati indossa proprio una maglia dell’Arma. Inoltre, il riconoscimento del testimone al quale il Luogotenente Salerno si riferisce, non corrisponde a Pierluigi Casale, il teste riconosce con certezza un soggetto con capelli scuri e corti di circa 30 anni, identikit diverso dal comandante dei vigili di Cellole. Altro dubbio il colore dell’auto, non ben identificato, il teste dichiara blu scura o nera, mentre quella del Casale era grigia. Infine Salerno dichiara di conoscere superficialmente Dalma Migliorati, perché lavorava presso un distributore di carburante, viene contraddetta da foto che li ritraggono insieme. L’interrogatorio ha messo in evidenza numerosi punti deboli nelle indagini, dall’identificazione incerta del veicolo, alla mancanza di prove tecniche e di verifiche su elementi chiave come il GPS, per finire alle immagini di sorveglianza. La difesa, rappresentata dagli avvocati Giuseppe Stellato e Fiorentina Orefice, ha sottolineato queste falle investigative, che potrebbero influenzare significativamente il processo e mettere in discussione le accuse contro Pierluigi Casale.
I VIDEO DELLE TELECAMERE DI SORVEGLIANZA:
