Se ne parla tantissimo da giorni ormai: Emanuele è il ragazzo di 23 anni morto a Baia Verde, Castel Volturno (CE) a causa del crollo di un solaio in un’abitazione in cui stava lavorando. Appena accaduta la vicenda, le prime informazioni uscite riportavano che il giovane stava facendo dei lavori di ristrutturazione nella casa in cui sarebbe dovuto andare a vivere con la sua futura moglie. La famiglia però, una volta messo in pausa il polverone di notizie false che stavano uscendo, ha voluto chiarire tutto.
Le parole della famiglia D’Asta
«Sono state scritte tante inesattezze fino ad ora. Emanuele durante la settimana lavorava a nero per una ditta che si occupa di ristrutturazione di abitazioni, veniva pagato sui 150 euro a settimana. Anche mercoledì era andato a lavoro nel cantiere di proprietà del padre della ragazza che stava frequentando da poco, ma non è vero che doveva sposarsi. Nel fine settimana si arrangiava in un locale sempre zona Castel Volturno. Aveva avuto un piccolo problema con la giustizia ma poi ha ripreso a lavorare con sacrificio. Quando è avvenuta la tragedia non era solo, il suo corpo è stato spostato dalle macerie e portato a qualche metro di distanza […] Non doveva sposarsi, aveva conosciuto questa ragazza meno di un mese fa e stava lavorando per la ditta di suo padre. Emanuele è morto per meno di 40 euro al giorno».
Ancora morti sul lavoro
Parole forti, che ci ricordano quanto oggi in Italia il fenomeno delle morti sul lavoro non sembra volersi fermare. Nel 2024 sono state contate un totale di 1.090 morti durante l’orario lavorativo. Il maggior numero di decessi sono avvenuti in Lombardia, ben 131, seguita poi dal Lazio con 107.
Quante altre persone, o giovani, dovranno ancora morire prima che le cose inizino a cambiare?
