
Nel silenzio di una mattina qualunque, un gesto di cortesia si è trasformato in una tragedia che scuote le coscienze. A Caivano, in provincia di Napoli, un giovane di 31 anni, oppresso dalle difficoltà economiche e da una vita segnata dall’incertezza, ha deciso di porre fine alla sua esistenza subito dopo aver ricevuto l’ennesima umiliazione: lo sfratto dalla casa in cui viveva.L’ufficiale giudiziario si è presentata alla sua porta per notificargli il provvedimento del tribunale di Aversa. Il giovane, un lavoratore precario, non ha reagito con rabbia né con disperazione. Al contrario, ha accolto la funzionaria con gentilezza, offrendole un caffè, come se volesse ritardare anche solo di pochi minuti l’inevitabile. Ma dietro quel gesto di apparente serenità si nascondeva una resa silenziosa.Dopo aver servito il caffè, l’uomo si è ritirato in un’altra stanza con la scusa di andare in bagno. L’ufficiale giudiziario, non ricevendo risposta ai suoi richiami, ha intuito che qualcosa non andava e ha allertato i carabinieri. Al loro arrivo, i militari hanno trovato il corpo del giovane senza vita nella camera da letto.Un suicidio che pesa come un macigno, non solo sulla sua famiglia, ma su un’intera comunità che assiste impotente a queste tragedie. La sua storia è quella di tanti, di chi si trova schiacciato tra il peso di un lavoro instabile e la paura di non farcela, di chi ogni giorno lotta contro le difficoltà economiche senza riuscire a vedere una via d’uscita. Lo sfratto non era immediato, c’era ancora una proroga, ma evidentemente per lui era troppo tardi.Non si tratta di un caso isolato. Il disagio sociale che attraversa il Paese, e in particolare le zone più fragili economicamente, lascia segni profondi. Per molti, perdere la casa significa perdere l’ultimo appiglio, la dignità, il senso stesso di esistere.Mentre oggi la comunità di Cardito, suo paese d’origine, si stringe attorno alla famiglia per dargli l’ultimo saluto, resta la domanda che ci si pone sempre dopo tragedie come questa: cosa si sarebbe potuto fare per evitarla? E soprattutto, chi sarà il prossimo a cadere sotto il peso di un sistema che lascia indietro i più deboli?