Tommasina Casale
Il carro allegorico che celebra la libertà per i detenuti e esalta la criminalità solleva indignazione tra politici e cittadini. Il Comune di Acerra si difende, ma l’opposizione chiede chiarezza su finanziamenti e controllo.
Sta diventando di dominio nazionale il carro allegorico raffigurante una Statua della Libertà armata di mitra e una riproduzione di una cella carceraria, che ha sfilato durante il carnevale di Acerra. La sua controversa presenza è stata anche ripresa dai telegiornali nazionali. Accompagnato da canzoni neomelodiche, il carro inneggiava alla libertà per i detenuti. Non è passata inosservata l’esaltazione della criminalità, un aspetto che è stato ampiamente denunciato da più parti della politica.
Il senatore di Fratelli d’Italia, Sergio Rastrelli, ha definito il carro “indegno” e ha annunciato l’intenzione di presentare un’interrogazione parlamentare urgente al Ministro dell’Interno per capire come mai nessuno si sia opposto a questa vicenda. A sostegno di Rastrelli, anche la sezione acerrana del partito della premier Meloni ha criticato l’operato dell’amministrazione comunale, chiedendo se fosse a conoscenza del contenuto del carro, che, secondo loro, vanifica le continue lotte quotidiane contro la criminalità organizzata. Anche il consigliere regionale della Lega, Severino Nappi, ha commentato: “Risulta assai difficile credere che nessuno in Comune si sia accorto del carro dei carcerati che è sfilato ad Acerra. Il sindaco e i membri della maggioranza avevano gli occhi bendati mentre il carro girava per le strade cittadine o quando hanno partecipato alla festa conclusiva del Carnevale?”
Il sindaco di Acerra, Tito D’Errico, ha risposto affermando di non stato essere stato a conoscenza del carro e che il comune non era responsabile dell’organizzazione del carnevale, compito che era stato affidato a una società esterna. L’opposizione ha ribattuto, rivelando che il comune aveva finanziato la manifestazione con 63.000 euro. Sempre l’opposizione ha richiesto di visionare il progetto approvato dalla giunta, al fine di verificare la regolarità contabile della delibera e capire come sia stato possibile includere un elemento tanto controverso senza un adeguato controllo e supervisione.
