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Maradona, tensione al processo: medici imputati accolti al grido di “assassini” (Il Video)

10 ore fa
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Il pubblico ministero mostra un’immagine scioccante del campione scomparso. Emergono nuovi dettagli sulle condizioni di abbandono in cui versava. Napoli segue con emozione la ricerca di giustizia.

Momenti di alta tensione hanno segnato l’inizio del processo per la morte di Diego Armando Maradona, con gli otto membri dell’equipe medica imputati accolti all’ingresso del tribunale di San Isidro al grido di “assassini” da parte della folla. La situazione si è ulteriormente infiammata quando il pubblico ministero Patricio Ferrari ha mostrato in aula un’immagine scioccante dell’ex fuoriclasse argentino, sottolineando le gravi condizioni in cui si trovava negli ultimi giorni della sua vita.

“Così è morto Maradona”, ha dichiarato Ferrari mentre sollevava la fotografia, ritenendo inaccettabile qualsiasi tentativo di minimizzare la situazione da parte degli imputati. La visione dell’immagine ha scosso profondamente le figlie di Maradona, Dalma e Giannina, che sono scoppiate in lacrime, sostenute dalla sorella Jana.

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Il processo, trasmesso in diretta streaming dal canale ufficiale della Corte Suprema della provincia di Buenos Aires, vede sul banco degli imputati l’intero staff medico responsabile della cura di Maradona nel periodo di ricovero domiciliare tra l’11 e il 25 novembre 2020. Tra gli accusati figura il neurochirurgo Leopoldo Luque, principale responsabile del trattamento del campione, insieme alla psichiatra Agustina Cosachov, che è stata affrontata in aula con veemenza dall’ex moglie di Maradona, Veronica Ojeda.

Poco prima dell’inizio del processo, Dalma Maradona ha espresso il suo dolore e la sua sete di verità in un’intervista televisiva, affermando di sospettare l’esistenza di un complotto orchestrato da una cerchia di potere. “Vogliamo sapere chi ha assunto queste persone, chi ha pagato i loro stipendi e chi ha gestito la casa in cui viveva mio padre”, ha dichiarato.

Il pubblico ministero ha evidenziato come le prove raccolte nel corso delle indagini siano schiaccianti e confermino la responsabilità dell’equipe medica nella morte del fuoriclasse argentino. La dimora in cui Maradona trascorse i suoi ultimi giorni è stata definita “la casa degli orrori” per le condizioni in cui venne lasciato il campione, fino alla sua scomparsa il 25 novembre 2020, a soli 60 anni, a causa di un arresto cardio-respiratorio.

Durante l’udienza, sono emersi nuovi dettagli sulle condizioni di Maradona nei giorni precedenti al decesso. Secondo alcune testimonianze, il campione sarebbe stato lasciato senza cure adeguate, in uno stato di abbandono totale, nonostante le evidenti difficoltà respiratorie e neurologiche. Alcuni esperti hanno sottolineato che, con un’adeguata assistenza sanitaria, la morte di Maradona avrebbe potuto essere evitata. Inoltre, è stato rivelato che l’ex calciatore non riceveva il trattamento farmacologico necessario per gestire le sue condizioni preesistenti, aumentando così il rischio di complicazioni fatali.

L’impatto della morte di Maradona ha risuonato non solo in Argentina, ma anche a Napoli, la città che lo ha adottato e dove rimane un’icona indelebile. Il legame tra il campione e il capoluogo partenopeo è sempre stato viscerale, e i tifosi napoletani continuano a rendergli omaggio, consapevoli di quanto abbia segnato la storia del club e della città stessa.

Fonte: ANSA

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