La storia del clan dei Casalesi nella quale si intreccia la vicenda umana e religiosa di Don Peppe Diana, passando attraverso la Terra dei Fuochi ed il Paradiso dantesco, oltre che attraverso la libertà di informazione ed il senso etico ed estetico del concetto di “ bellezza” : non un racconto di morte, ma un racconto di vita. Questi, in sintesi, i punti toccati dal Giornalista Raffaele Sardo e dal Testimone di Giustizia Augusto Di Meo, che, martedì 11 marzo 2025, a partire dalle ore 16.00, nel cavedio del Liceo “ Federico Quercia”, hanno tenuto una memorabile lectio magistralis a circa 300 studenti del Dirigente Scolastico Dott. Diamante Marotta in occasione della presentazione del libro “ Per rabbia e per amore – Le impronte dei passi di Don Peppe Diana” Guida Editori, scritto, per l’appunto, da Raffaele Sardo Gli interventi sono stati sapientemente moderati dal Primo Collaboratore Vicario Prof. Pasquale Delle Curti. L’evento, che si inserisce nel progetto “ Resistenza alla Camorra ed a tutte le Mafie”, è stato organizzato dalla Prof.ssa Giovanna Paolino, Funzione Strumentale Rapporti con il Territorio e con gli Enti Esterni, dalla Prof.ssa Irene Cecere – Funzione Strumentale Rapporti con gli Studenti-, dalla Prof.ssa Maria Delle Curti – Responsabile del Dipartimento di Lettere-. La parte tecnico- informatica dell’incontro è stata curata dal tecnico -amministrativo Sig. Roberto Amoroso. Al progetto hanno aderito i seguenti Docenti : Proff. Blosio Francesca-Colella Rossella- Coppola Giulio- De Biase Monica- Lieto Fiorito Giovanni – Maietta Filomena- Moretta Maria Giovanna- Moriello Ida- Moschetti Francesca- Puglisi Roberta- Racioppoli Rosaria. L’iniziativa è stata supportata dalla Dsga Dott.ssa Maddalena Di Bernardo e da tutto il personale Ata del Liceo “ Quercia”. Un evento, che tutta la comunità del “ Quercia” ha fortemente voluto per celebrare la “ Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie” che cade il prossimo 21 marzo. ”. Una appassionatastanding ovation per Raffaele Sardo, Giornalista di “Repubblica”, da decenni impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata, e per Augusto Di Meo, che, in quel lontano 19 marzo 1994, vide improvvisamente cambiata la propria vita in seguito all’omicidio di Don Peppino in quanto unico testimone oculare di quella morte nella quale è incisa la storia del popolo di Casal di Principe
“ Questo evento – ha dichiarato il Dirigente Scolastico Diamante Marotta- è stato fortemente voluto dai nostri studenti che, espressamente, ci hanno chiesto di approfondire la storia della nostra terra attraverso un percorso che potesse coinvolgere la lotta contro la criminalità organizzata. Ringraziamo Raffaele Sardo ed Augusto Di Meo per la loro disponibilità e per la loro capacità di avere saputo raccontare ai nostri giovani la storia di Don Peppe , il prete che ha incarnato più di altri il senso di ribellione contro le mafie e che per questo è stato ucciso dai killer di camorra. Abbiamo avuto l’opportunità di ri-conoscere Don Peppe Diana nella sua fisionomia di uomo, di cittadino, di sacerdote”.
“ La data della morte di Don Peppe Diana – ha aggiunto il Prof. Pasquale Delle Curti – è diventata una data simbolo, che “ha sancito uno spartiacque tra il prima e il dopo” nella lotta contro la camorra. Sardo ha messo a disposizione dei nostri ragazzi la sua esperienza giornalistica per testimoniare come l’impegno civico per una società civile deve strutturare la vita e deve sostanziarsi nei valori di una persona o di un gruppo che costruisce senso di comunità intorno ai diritti di libertà, di dignità, di giustizia”. “ Don Peppe Diana – ha dichiarato Raffaele Sardo- non è un eroe, ma un vero Resistente contro chi usurpa quotidianamente e con violenza diritti e libertà: vero riferimento di impegno sociale e politico, di cura del bene comune, e non solo spirituale. Chi pensava che la morte di don Peppe avrebbe fermato una storia che guardava alla rinascita di una terra inzuppata di sangue, si sbagliava. La vera “ bellezza” è che, dopo quel 19 marzo di trent’anni fa, Casal di Principe ha visto una straordinaria partecipazione dello Stato, ma soprattutto della società civile, delle associazioni, dei cittadini che hanno sperimentato la strada della rinascita civile e democratica di un territorio martoriato dal potere criminale”. Augusto Di Meo a seguito della propria scelta di collaborare con lo Stato è divenuto vittima della mafia e dei suoi soprusi. È l’organizzazione criminale di Casal di Principe che lo ha obbligato all’allontanamento dalla sua terra determinando ingenti danni sia di natura fisica sia di natura economica. Una situazione perduratasi nel tempo che gli ha causato disagi di ogni tipo, finanche di salute. “ Io non mi sento un eroe – ha dichiarato Augusto – ma semplicemente un cittadino che ha svolto il proprio dovere. In nome di una battaglia di civiltà e di legalità. Pensavo che dopo aver denunciato il killer di don Peppe lo Stato sarebbe venuto da me, ed invece sono stato abbandonato al mio destino”. Concludiamo con le parole di Don Luigi Ciotti, il Presidente di Libera, che ha curato la prefazione del libro di Raffaele Sardo: “Le mafie non sono sconfitte , ma neppure è sconfitta la speranza. Di seme in seme, l’impegno si allarga e si rafforza, a costituire quell’argine fragile eppure indispensabile affinché le persone e le società non debbano mai rassegnarsi all’idea di una convivenza necessaria con l’ingiustizia e la legge del più forte”.