Nicola Gratteri spiega perché ha negato lo status di collaboratore di giustizia a Sandokan, omettendo dettagli cruciali sulla Terra dei Fuochi.
Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che da pochi giorni ha fatto tappa a Sessa aurunca, ha rivelato di non aver concesso lo status di collaboratore di giustizia a Francesco Schiavone, noto come “Sandokan”, boss dei Casalesi. Il motivo? La sua reticenza su uno dei temi più delicati della criminalità organizzata campana: lo smaltimento illecito di rifiuti nella Terra dei Fuochi. Gratteri ha affrontato l’argomento durante un incontro a Casal di Principe, nell’ambito dell’iniziativa Polity Design, diretta dal giornalista Luigi Ferraiuolo e organizzata insieme alle associazioni giovanili Casale Lab e Together. Senza mai nominare direttamente Schiavone, il procuratore lo ha definito un “aspirante collaboratore di giustizia”, sottolineando però che il suo contributo era insufficiente. “Se mi parli di cinquanta omicidi, ma non mi dici chi ha gestito gli interramenti dei rifiuti tossici, significa che non stai raccontando tutta la verità. E senza verità, nessuna protezione”, ha dichiarato Gratteri, come riportato da Repubblica. È stata la Procura di Napoli, guidata da Nicola Gratteri, a decidere di mettere la parola “fine” al percorso di collaborazione con la giustizia intrapreso dal camorrista: le dichiarazioni da lui rese finora non si sono rivelate utili ai magistrati. Il via libero definitivo alla fine della collaborazione con la giustizia di “Sandokan” lo ha dato il ministero della Giustizia, che ha disposto per lui il ritorno alla detenzione in regime di 41 bis.
