Una sentenza attesa come uno spartiacque: la politica è ferma, le elezioni congelate. Se la norma passa, cambia tutto, anche per Zaia e le altre Regioni.
Oggi tutta la politica italiana, non solo quella campana, è ferma. Con il fiato sospeso, gli occhi puntati sulla Corte Costituzionale, che tra poche ore si pronuncerà su una questione destinata a segnare il futuro di molte regioni: la possibilità, per Vincenzo De Luca, governatore della Campania, di candidarsi per un terzo mandato consecutivo. La norma che gli aprirebbe questa porta è stata approvata dal Consiglio regionale della Campania il 5 novembre 2024. Una legge pensata e voluta proprio per permettere a De Luca di rimanere in corsa, nonostante il limite dei due mandati fissato dalla legge nazionale. Ma a gennaio 2025, il governo nazionale ha deciso di impugnare quella norma, portandola davanti alla Corte: secondo Roma, violerebbe la Costituzione. E così, oggi, si arriva al momento decisivo. La politica regionale, e non solo è in una fase di stallo. Tutti aspettano la sentenza. Nessuno muove una pedina, nessuno si espone, nessuno inizia a scaldare i motori in vista delle elezioni. Eppure, le elezioni ci saranno. Con tutta probabilità a novembre di quest’anno, oppure, in caso di slittamento, tra febbraio e marzo del 2026. Solo quando la Corte avrà deciso si apriranno ufficialmente i giochi: cominceranno le trattative, le alleanze, le candidature, le campagne. Fino a quel momento, tutto è sospeso. Se la Corte dà ragione al governo, la legge regionale viene annullata: De Luca dovrà farsi da parte. Per il centrosinistra si aprirà la sfida di trovare un successore forte, mentre anche il centrodestra si attiverà per mettere in campo un candidato vincente. Sarebbe la fine dell’era De Luca dopo due mandati turbolenti ma molto riconoscibili. Se invece la Corte respinge il ricorso, la legge rimane in piedi: De Luca potrà candidarsi ancora, per un terzo mandato. E a quel punto, il suo modello potrebbe diventare un precedente anche per altri governatori, come Luca Zaia in Veneto, che da tempo guarda con interesse a una possibilità simile. Il presidente De Luca non ha nascosto il suo disappunto per il ricorso del governo. Ha parlato di discriminazione verso la Campania e ha accusato alcuni politici di usare due pesi e due misure, citando altre regioni come il Piemonte o lo stesso Veneto. Eppure, anche nel suo entourage si respira tensione. Lui stesso, negli ultimi giorni, è apparso più cauto del solito, quasi in attesa di un verdetto che potrebbe cambiare tutto. La decisione della Corte Costituzionale non riguarda solo la Campania. Riguarda il modo in cui le regioni italiane possono (o non possono) decidere sui limiti dei mandati dei loro presidenti. È un punto di diritto, sì, ma anche un punto politico, che può cambiare il volto del potere locale in Italia. E intanto, la politica aspetta. Ferma. In silenzio. Perché da oggi, tutto può ricominciare o tutto può cambiare.