Oggi: 12 Apr, 2025
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Strade blindate, piazze ribelli: Napoli sfida Piantedosi

16 ore fa
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Un venerdì di rabbia e resistenza quello vissuto ieri tra le strade del centro di Napoli, dove centinaia di manifestanti si sono radunati per contestare la visita del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, atteso in città in vista del vertice Med5 che si terrà oggi.

Il corteo, partito da via Toledo, ha visto la partecipazione di studenti, attivisti dei collettivi Insurgencia, Rete a Pieno Regime, UDS Napoli e cittadini comuni, uniti dal rifiuto delle politiche repressive del governo e dalla richiesta di una città libera, non blindata.

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L’atmosfera si è fatta presto tesa.

La polizia in assetto antisommossa ha chiuso piazza del Plebiscito, cuore simbolico della città, rendendola irraggiungibile. I manifestanti hanno provato ad avanzare, spingendosi fin sotto i cordoni delle forze dell’ordine. Ne è nato un fronte a fronte, carico di rabbia e determinazione. Qualche spinta, cartelli alzati, cori gridati contro la militarizzazione del territorio e la gestione securitaria dell’immigrazione.

Chi era in piazza, come noi, ha sentito sulla pelle la distanza tra chi governa e chi vive le contraddizioni di un sistema che preferisce chiudere confini piuttosto che aprire diritti. “Questa non è accoglienza, è guerra sociale”, si leggeva su uno striscione. Altri urlavano: “I CPR vanno chiusi, in Italia e in Albania”.

Nessuno si è tirato indietro, nonostante la pressione, nonostante gli scudi.

Fortunatamente non si sono registrati feriti gravi, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro: Napoli non vuole diventare un laboratorio di repressione.

La città ha risposto, ha alzato la voce. E domani si tornerà in piazza.

Perché la lotta non si ferma a un giorno.


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