34 anni l’esplosione che spense una delle discoteche più famose d’Italia tra luci, movida e ombre criminali
La discoteca Seven Up di Formia, attiva tra il 1980 e il 1985, era una delle mete più ambite per i giovani dell’Alto Casertano. Situata a Gianola, attirava ogni fine settimana ragazzi da Caserta, Aversa, Teano, Sessa Aurunca e altri centri limitrofi, desiderosi di vivere l’atmosfera unica offerta dal locale. Conosciuta come la discoteca più grande d’Europa, la Seven Up era un simbolo di divertimento e trasgressione, con spettacoli di luci, musica e un’architettura moderna che la rendevano un punto di riferimento nel panorama notturno italiano. Tuttavia, dietro la facciata scintillante, si celavano legami con la criminalità organizzata. Secondo le inchieste giornalistiche, la discoteca era sotto il controllo del clan Bardellino, che la utilizzava non solo come luogo di svago, ma anche come copertura per attività illecite, in collaborazione con la Banda della Magliana . Il 3 agosto 1985, la Seven Up fu teatro di una tragica esplosione, causata dall’accensione accidentale di fuochi d’artificio all’interno del locale. L’incidente provocò la morte di due giovani operai, Maurizio Massi e William Gibson, e il ferimento di oltre quaranta persone presenti quella sera. La discoteca non riaprì mai più, lasciando un vuoto nella vita notturna della regione. Oggi, l’area che ospitava la Seven Up è al centro di un progetto di riqualificazione promosso dal Comune di Formia. Il piano prevede la demolizione dell’edificio esistente e la costruzione di una nuova struttura destinata a diventare un’accademia di danza e musica, con l’obiettivo di restituire alla comunità un luogo di aggregazione e cultura. Per molti residenti dell’Alto Casertano, la Seven Up rimane un ricordo indelebile di un’epoca di grandi cambiamenti, tra luci e ombre, che ha segnato profondamente il territorio.